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La "filastrocca", più che esprimere dei contenuti affettivi, è un'onda sonora che raggiunge la pelle del neonato stimolandolo e facendogli quasi il solletico. Costruita sulla vocale “ o” (a partire dalla dominante rima tronca «-cò», seguono «-ono», «ovo») e sulla consonante «v» posizionata per lo più sulle sillabe poste in clausola diverso («-avi», «-evi», «-ovo»,), che tendono a generare delle deboli rime all'interno di un testo a cornice (“ambarabacicicocò apre e chiude), la filastrocca è ripetibile ; i due versi finali ed "esterni" confermano infatti la possibilità di una riproducibilità seriale, proprio come le serie per bambini:
«Quando mi capita di ripeterla ancora oggi sorrido come allora».
dalla Nota critica di Mario Buonofiglio
Del dialogo sinestetico nell'atto definitivo della morte non restano che poche parole e il senso di una brusca separazione, che oppone Angelo e la "sua pace al dolore di chi resta, al "nostro dolore". Eppure, in questo diario scomposto, in questo «puzzle» (è parola dell'autore) smontato è proprio la circolarità a restituire il significato più profondo del libro, perché il 25 Giugno 2014 è si la fine ma anche il preludio di un dialogo che deve e può ricominciare nella poesia [ ••• ]. In Come una conchiglia, tuttavia, il dialogo sinestetico padre-madre-figlio si fa atto di conoscenze, da condividere con tutti coloro che leggeranno. La poesia e le arti si dimostrano cosi strumenti nodali per una possibile pedagogia della morte, e se il dolore assoluto per la deprivazione del figlio non consente una completa elaborazione del lutto, esprimerlo è un atto di rivelazione e liberazione.
dalla Prefazione di Simonetta Longo